Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini

per gli studi sociali e il libero pensiero

Storia del Campo d’aviazione di Fano: quasi cent’anni di polemiche!

 

[1° parte]

Sono quasi cent’anni che l’area ora occupata dal campo d’aviazione è oggetto d’attenzioni militari, fonte di problemi e polemiche, scelte spesso sbagliate.

Si inizia nel 1912 quando il comune di Fano propone al Demanio Militare la vendita (per 20.000 lire dell’epoca equivalenti a più di 500.000 euro attuali secondo i dati ISTAT sul valore della moneta) del podere “Tre Noci” (di 6 h) di proprietà del Patrimonio agli studi del Comune di Fano, nella zona “Colonna”; la destinazione doveva essere una nuova piazza d’armi (l’area per esercitazioni militari) al servizio delle diverse caserme che esistevano nel nostro territorio: infatti, lo spazio della piazza d’armi (l’area in cui si addestravano i militari fino poco tempo fa) era ridotto a causa della costruzione della ferrovia Metaurense che proprio in quel punto s’innesta nella linea Adriatica.

Durante la prima guerra mondiale, il 9 gennaio 1917, la Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare chiede di individuare un’area di metri 400x120 per allestirvi un “campo di atterramento per aeroplani”. Nel febbraio viene fatto un sopralluogo nella zona del podere “Tomba grande”, individuato dal Comune e di proprietà della Congregazione di Carità. Vengono effettuati i lavori e viene individuato un incaricato locale per la manutenzione dei segnali.

E’ invece dell’agosto 1918 la richiesta del Comune di Fano d’indennizzo per i fitti concernenti il campo allestito (evidentemente mai pagati).

Nel 1918 arriva pure al comune di Fano la prima proposta da parte della Lega Aerea Nazionale: in cambio di un’adesione (e contribuzione), la Lega promette di sostenere appropriate rotte aeree che non mancheranno di dar benefici alla comunità locale.

E’ del 1919 la prima vistosa polemica: viene organizzata una raccolta di firme di proprietari, affittuari e contadini della zona che contestano la localizzazione del campo di volo e le prospettive d’ingrandimento. Si sostiene che la localizzazione del campo d’atterramento in quell’area era dovuta ad un’errata valutazione e che comporterebbe la sottrazione di una fertile zona all’agricoltura. L’amministrazione comunale (anche con l’ausilio del deputato locale Alessandro Mariotti) inoltra l’esposto al Ministero dei Trasporti e a quello della Guerra (attuale Difesa).

Il Ministero della Guerra si dichiara disponibile a scegliere un’altra località per il campo. L’area di Torrette, suggerita dal Comune, è però di proprietà di potenti famiglie: dei Conti Saladini, della Contessa Ferri Giulia ed altri ricchi possidenti; l’esproprio di terreni diventa una questione complicata e pertanto si torna ad individuare un terreno, di proprietà comunale, vicino all’originale campo d’atterramento.

Con il regime fascista, l’arma aerea è mitizzata: una circolare ministeriale invita ad individuare almeno un campo d’aviazione per ogni provincia e i gerarchi locali si mettono in moto.

In quel periodo (1930) Raffaello Riccardi (gerarca squadrista implicato in numerose violenze e fatti di sangue nella nostra provincia nel periodo 1919/1923; dopo quel periodo è destinato ad una carriera che lo porta da segretario provinciale del PNF fino al governo: sottosegretario alle Comunicazioni prima, all’arma Aeronautica poi, ed infine alla poltrona di ministro del Commercio Estero) era sottosegretario al Ministero dell’Aeronautica Militare. Sotto la sua azione il piccolo aeroporto di Fano inizia ad ingrandirsi.

Il 22 gennaio 1930 un decreto ministeriale istituisce il “Campo di fortuna di Fano”, ed istituisce anche le “servitù aeronautiche estese nella zona di terreno adiacente al campo stesso”.

Nel maggio del 1930 si stipula una convenzione con il Ministero dell’Aeronautica ed il comune concede  in “uso” gratuito (per un periodo di 30 anni) il podere di sua proprietà (dimensione 1000x 340 a forma di triangolo rovesciato, con una superficie di 27 ettari). Dietro un contributo di lire 300.000 (equivalente a 750.000 euro secondo i dati ISAT. Gli indici di aggiornamento ISAT sono comunque da prendere in maniera indicativa), il comune s’impegna a sistemare il campo, (abbattimento di una casa colonica, di numerosi alberi e viti, sistemazione in piano del terreno, aratura, concimazione e semina di tutta la superficie, costruzione in cemento delle indicazioni d’atterraggio a forma di T,  costruzione di due torrette in ferro per il faro e per l’indicatore del vento, strade di collegamento ecc.). Il Ministero dell’Aeronautica dovrebbe pagare un canone simbolico di 2.271 lire (circa 1.800 euro attuali) annuali mentre il Comune di Fano si assume l’onere della custodia del Campo e l’incarico dello sfalcio dell’erba (un’entrata stimata di 1.800 lire annue lorde equivalenti a 1.400 euro attuali). Secondo valutazioni dell’epoca con questa operazione il Comune si priva di un reddito annuo stimato in lire 17.000 (circa 13.000 euro attuali).

Sono eseguiti lavori di sistemazione e si arriva all’inaugurazione ufficiale del 20 luglio 1930 con protagonista assoluto proprio il principale esponente fascista locale e sottosegretario del ministero della Regia Aeronautica che giunge da Roma con una pattuglia di otto velivoli.

Il Riccardi proprio in quel periodo è implicato in disavventure finanziarie e in una serie d’affari poco chiari nella nostra Provincia (evidentemente aveva abusato del ruolo politico). Un episodio ambiguo, che collega il nostro aeroporto e gli affari del Riccardi, è quello della tappa (o meglio scalo intermedio) fanese del 1° giro aereo d’Italia dell’agosto 1930. Nel febbraio 1930 nel programma ufficiale del giro non è previsto nessuno scalo a Fano, è il sottosegretario Riccardi che propone al Comune di Fano di partecipare a questa manifestazione aerea, naturalmente dietro il pagamento della una somma di lire 10.000 (circa 7.500 euro secondo gli indici ISTAT) al Reale Aereo Club d’Italia, organizzatore della kermesse aviatoria (somma destinata a coprire una quota delle spese d’allestimento del giro e dei premi per i partecipanti). Fin qui nulla di particolare (di manifestazioni eclatanti per pubblicizzare la nostra città in Italia e nel mondo è piena la nostra storia) ma è inconsueto che ad incassare la somma stanziata dal comune sia venuto “urgentemente e direttamente” da Roma un emissario personale del sottosegretario.

Un mese dopo, in settembre, Riccardi è costretto (direttamente dal Duce) ad abbandonare le questioni locali, per salvare la sua carriera politica.

Nel 1931 si evidenziano altri problemi nella partecipazione al 2° giro aereo d’Italia. La giunta stanzia una spesa di 5.000 lire (circa 3.750 euro), che però il prefetto contesta poiché spesa non finanziabile dalle casse comunali (mentre l’anno precedente c’era stata una deroga); l’incasso dei biglietti venduti è di circa 3.000 lire (2.300 euro) ed il comune è in difficoltà per la chiusura economica della manifestazione; si apre quindi una vertenza con l’Aeroclub di Pesaro che doveva essere il destinatario del 15% degli incassi ed invece non riceve nulla.

In questi anni il campo d’aviazione non porta molti benefici alla città: il Ministero non è in regola con i pagamenti del canone annuale. Addirittura la Congregazione di Carità (l’ente comunale di assistenza) chiede al Comune di coprire direttamente le 750 lire (circa 725 euro) annuali per l’ettaro del fondo di Ingualchiera che il Ministero non paga  (si tratta di un’area aggiuntiva alla convenzione originale, richiesta in seguito per la realizzazione della casa del custode e delle torri di segnalazione).

Si apre anche una polemica per il custode, inizialmente a carico del comune, ma che nel 1932 viene inviato dal ministero. Il comune è in difficoltà perché l’incarico era stato affidato ad un daziere messo in “disponibilità” dall’organico del comune (e che ora si troverebbe disoccupato). La soluzione è trovata affidandogli lo sfalcio dell’erba (lo stipendio annuo di lire 4.000 in precedenza stabilito è garantito dalla vendita dell’erba stessa. 4.000 lire del 1932 equivalgono, secondo le tabelle ISTAT, a circa 3.700 euro, è evidente che le tabelle statistiche ufficiali non rendono le cifre reali, è difficile pensare ad uno stipendio così basso senza una parametrazione anche del costo della vita dell’epoca).

Nel 1933/34 il Podestà del comune di Fano invia varie istanze a diverse autorità militari proponendo Fano come luogo adatto ad installare strutture militari o scuole militari (evidentemente con l’intento di avere un ritorno di carattere economico per la città). Il Ministero dell’Aeronautica risponde nel novembre 1934 che ritiene questa proposta “non opportuna, per ora e per il prossimo avvenire”  per ragioni economiche e perché l’esiguo contingente di piloti fornito dalle regioni circostanti è già ampiamente servito dai reparti dislocati sui campi di Falconara e Miramare.

Evidentemente insoddisfatti dalle risposte ministeriali (altri corpi avevano ugualmente dato risposte negative) gli esponenti locali si mettono in moto.

La documentazione presso presso l’Archivio Centrale dello Stato (Fondo “Segreteria particolare del Duce”) denota un interessamento diretto del Duce circa previsioni di lavori presso il campo di fortuna di Fano (26 ottobre 1936). Il Ministero dell’Aeronautica risponde che per il momento nulla è previsto. Nel dicembre 1936 l’Aeronautica Militare inizia invece uno studio per lo sviluppo dell’Aeroporto Militare e nel febbraio dell’anno successivo è presa la decisione di insediare a Fano una Scuola di pilotaggio di Secondo periodo.

Nel giugno 1936 il Ministero approva il progetto dei lavori (con una spesa prevista di oltre 7 milioni di lire equivalenti a 6.200.000 euro) per la realizzazione della scuola.

Da questo momento iniziano i lavori che porteranno il campo d’aviazione alle dimensioni attuali.

(Fine prima parte)

 

Federico Sora

 

Per questa ricerca sono stati consultati materiali di diversi Archivi (Archivio Centrale dello Stato – Roma; Archivio di Stato – Fano “Archivio Storico Comunale Fano”; Biblioteca Federiciana; ecc) raccogliendo una grossa quantità di documentazione che è conservata presso l’Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini. Per informazioni archiviotravaglini@libero.it

Submit to FacebookSubmit to Google BookmarksSubmit to TechnoratiSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn