Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini

per gli studi sociali e il libero pensiero

BOCCIOLETTI, ALBERICO

 

Alberico Boccioletti  Alberico Boccioletti

Foto 1: Alberico Boccioletti, con il tradizionale “fiocco” anarchico, in una foto di un documento degli anni Venti
Foto 2: Lettera manoscritta di Alberico Boccioletti sulla storia del sindacato marinai di Fano

 

Nasce a Fano il 26 marzo 1889 da Angelo e Perlini Rosa. Marinaio, anarchico, attivo propagandista sindacale si forma sotto l’influenza di Casimiro Accini. Inizia la sua attività con la costituzione della Lega di Resistenza dei marinai di Fano dal giugno del 1913 di cui diventa membro della Commissione esecutiva acquisendo discreta autorità e popolarità. E’ tra i protagonisti dell’Accordo tra proprietari di barche e pescherecci e marinai del gennaio 1914. All’inizio del primo conflitto mondiale Fano è tra i primi porti ad essere bombardati dagli austriaci, la marineria fanese è impedita nella sua attività di pesca dalla guerra e dalle da disposizioni ministeriali in materia; il 31 maggio 1915 gli esponenti della Lega di resistenza reclamano provvedimenti a favore dei pescatori, minacciando agitazioni e promuovendo un comizio; la guerra però mette tutto in silenzio. Richiamato alle armi in marina a Venezia viene trovato con corrispondenze di contenuto sovversivo intrattenute con Casimiro Accini ed altri anarchici definiti pericolosi; pertanto viene punito con il trasferimento alla Maddalena. Dopo la guerra diventa l’esponente principale della marineria (la Lega di Resistenza aderisce all’USI e si trasforma in Unione Marinai) segnalandosi in particolare nelle manifestazioni e nello sciopero politico del 20 e 21 luglio 1919 ed in numerosi comizi durante il “biennio rosso”. Diventato segretario dell’Unione Marinai, che conta 800 aderenti, oltre alle lotte marinaie cerca uno sbocco per un altro degli storici problemi della marineria fanese: la vendita del pesce; i marinai, strozzati da una parte dai proprietari delle barche erano costretti a subire anche le angherie dei pescivendoli che fornivano scarsi dati sui ricavi per il pesce venduto. Si tenta sia la via della vendita diretta, aprendo anche un esercizio in città sia il sistema dell’asta pubblica per la vendita del pesce. Per rispondere al caro-viveri e ai ricatti dei prezzi imposti dai commercianti sui viveri acquistati dai marinai che sulle attrezzature l’Unione tenta anche l’apertura di uno spaccio cooperativo interno. Il B. partecipa al III Congresso nazionale dell’USI del dicembre 1919 ed al IV Congresso del marzo 1922. Con l’avvento dello squadrismo fascista i marinai di Fano subiscono i primi atti d’intimidazione: il 15 maggio 1921 avvengono a Fano degli scontri tra marinai ed alcuni fascisti di Lugo di Romagna, uno di questi Borghini Giovanni spara alcuni colpi di pistola ma finisce nelle acque del porto. Due giorni dopo, per ritorsione, una squadra di fascisti proveniente da Lugo con un camion ed alcune autovetture entra nel rione del porto sparando colpi di pistola e moschetto poi procede all’assalto della sede dell’Unione Marinai. Questa viene completamente devastata e B. denuncia alle autorità un danno di 5.000 lire (del tempo). Nel dicembre del 1922 l’Unione Marinai viene “espugnata” dai fascisti, viene deliberata la sostituzione dei vecchi dirigenti con nuovi aderendo, prima vera organizzazione sindacale fanese, al Sindacato fascista. Il B è costretto a riparare, per effetto della repressione fascista e per problemi finanziari connessi agli esercizi commerciali che l’Unione Marinai aveva tentato di mettere in piede, per alcuni anni a Cesenatico. Torna a Fano sul finire del 1925,  B. nel frattempo è diventato capo barca; nel 1926 è accusato di non aver lavorato il giorno del primo maggio (insieme agli altri dell’equipaggio dell’imbarcazione “Nettuno”, definiti dalle autorità marittime “tutti temibilissimi comunisti anarchici”: Donnini Fioravante, Mazzanti Giovanni, Magrini Antonio; il B. ha l’aggravante di aver richiesto alle autorità di PS, il giorno precedente il primo maggio, il rilascio del Donnini, incarcerato in via preventiva in vista della ex festa del lavoro, con la giustificazione che altrimenti non sarebbe riuscito a salpare per Ravenna il giorno stabilito. Nonostante il rilascio il primo maggio l’imbarcazione non parte costituendo così per le autorità “grave perturbazione per l’ordine pubblico nel porto di Fano”). Ad aggravare la situazione è l’accusa a Donnini Fioravante, (insieme ad altri) di aver innalzato, la notte tra il 30 ed il primo maggio, una bandiera rossa con i bordi neri sul camino della società elettrica, edificio prospiciente il porto. Nel 1929 , accusato di incompatibilità per motivi politici e per “l’atteggiamento disfattista”, viene proposta la sua radiazione dalle matricole della marina mercantile italiana, cosa che avviene tra il 1931 ed il 1943 (in pratica una condanna alla fame per la gente di mare). Muore a Fano nel 1972.

 

Fonti: Acs, Cpc,  b.  687 ad nomen; As Pesaro Tribunale di Pesaro, Ufficio Istruzione b. 36; As Pesaro- sottosez. Fano, Archivio Storico Comunale, 1921 classe 15 cat. 4 fasc. 4, e Uff. Tecnico b. 273; Archivio Biblioteca Enrico Travaglini, Fano fasc. ad nomen.

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